domenica 31 agosto 2008

Un anno...

Voglio buttar giù queste righe prima che la testa decida che non ha voglia di pensarci, prima che il criceto impazzito nel mio cervello mi risponda: "e che diamine, già stiamo tentando di finire di scrivere una lettera, non ti sembra un po' troppo?".Prima che mi passi la velleità, soprattutto in virtù della serata di ieri, di scrivere ciò che sento.

Ieri... non è stata una serata facile. Ho parlato molto al telefono con Carlo, e bisogna ammetterlo, non era in uno dei suoi momenti migliori. Niente a che vedere con i due giorni scorsi, nei quali, alle 11 di sera, sembrava di parlare con un qualsiasi amico che aveva appena staccato dal lavoro ed aveva voglia di farti sentire che esisteva ancora e potevi contare su di lui.

Ieri era molto stanco e, cosa che puntualmente a me fa rispondere anche in maniera sgarbata, demotivato. Era sull'umore che io definirei: disperato andante. Ma come biasimarlo? Il problema è proprio quello. Cosa gli rispondi quando ti dice che la situazione intera lo sta facendo impazzire, che non si capisce perché questi maledetti giornalisti e politici non agiscono come dovrebbero? Come cazzo si fa a dargli torto? Ed infatti gli do ragione. Ma mi incavolo quando si deprime. Mi incavolo perché rischia di lasciarsi andare e smettere di combattere, e questa è una cosa che secondo me non va fatta perché rischia di fottersi da solo. E quindi parte la discussione, come sempre. Che onestamente io preferisco al sentirlo depresso e in silenzio perché odia dannatamente farsi sentire lacrimoso.

Ma di base c'è che ha ragione. In quasi tutti i suoi sfoghi, in parte e mi duole dirlo, ma non mi ci dilungherò affatto, anche per ciò che concerne qualche atteggiamento di qualcuno nel dire e non fare o nel non farlo nella maniera adeguata. Che poi magari, per quanto glielo concede la situazione "sbrocca" e si sfoga e poi lo scemo ti chiede pure scusa. E' una cosa che a me fa molta tenerezza, perché son cosciente anche quando discutiamo al telefono che non ce l'ha con me. Ed è spettacolare questa necessità che sente di scusarsi. Che essenzialmente è poi legata, dopo tutto quello che ha passato, alla paura di perdere le persone che gli sono vicine.

Come dicevo, ad ogni modo, ieri non è stata una serata facile. Perché tipi di conversazione di questo tipo poi ti lasciano un po' il segno. E quindi, quello che nella mia mente, nei giorni scorsi era stato pianificato come un post gioioso per la giornata di oggi, ha assunto sempre di più toni malinconici.

Come dicevo nel titolo è un anno. E' esattamente un anno da quando il 31 agosto 2007, girando tra alcuni blog dopo aver lavorato ho scoperto la storia di Carlo. Io spesso rifletto sul fatto che tutto sia nato da una scelta estemporanea ed assolutamente casuale. Onestamente faccio fatica anche a ricordare su quale blog ho letto di Carlo Parlanti la prima volta. Mi ricordo che ero partita dal blog di Debo per arrivare... non so dove. Rimasi colpita però dalle parole di questa ragazza, che raccontava di non aver potuto fare altro che pensare a lui tutta la sera ed a tutto il dolore che poteva provare.

Ora chi mi conosce lo sa, la curiosità spesso fa di secondo nome Valentina, se ci si aggiunge poi lo spirito giornalistico.... e quindi mi son subito tuffata su Big G per vedere chi Carlo Parlanti fosse. E mi son trovata sul sito tenuto da Katia. Me lo son spulciato tutto, ho trovato sulla rete tantissimi blog e siti che parlavano di lui e l'ho letti tutti di un fiato.. perché volevo capirci di più, volevo vederci chiaro.

E man mano che il quadro emergeva, appariva palese che a quest'uomo, porcate erano state fatte. Al contrario di come faccio solitamente, decisi di lasciar segno del mio passaggio con una email. Alla quale rispose Katia. E da lì si può dire, nacque tutto. Il supporto di Chit fu ciò di cui avevo bisogno per capire meglio la situazione nei primi tempi. Katia si dimostrò, va detto, subito pronta a fugare qualsiasi dubbio. Non a parole ma con documentazione.

Dirvi che non ho avuto qualche dubbio nel primo mese, sarebbe una bugia. Tante cose sembravano così assurde da comprendere... ma poi, come disse un saggio: Verba volant, scripta manent. E i dubbi si dissiparono. Mi sembra che iniziai a scrivere a Carlo direttamente intorno alla metà di settembre.All'inizio non sapevo proprio cosa scrivergli... mi sembrava assurda anche qualsiasi frase di comprensione. Ma lui, che per certi versi ha un caratteraccio, ma che per altri è un autentico angelo, ha risposto spiegando alcune cose, comprendendone altre...

Feci in tempo a scrivergli una lettera prima che, nonostante i documenti presentati, fosse spostato a ventura per la risentenza. In due-tre giorni, con Katia Mara e le altre riuscimmo a trovare un avvocato per la stessa., la quale venne rimandata, per svariati motivi (uno più falso dell'altro a mio parere) fino al 10 dicembre. Fu proprio in quei giorni che iniziò il calvario di Carlo. Smuovemmo le acque in maniera abbastanza sentita tra le "autorità" di contea per scoprire che fine avesse fatto Carlo, sballottato per due mese tra county jail, ospedale, e Wasco, in un momento senza che neanche lo stato italiano sapesse la sua locazione. Un periodaccio, nel quale non gli era possibile comunicare se non per lettera: soprattutto per ciò che concerne l'ospedale bisogna ringraziare il buon cuore di alcune persone.

Sedici giorni incatenato al letto nell'ospedale di Bakersfield, sottoposto ad esami pressoché inutili visti i risultati, in condizioni che non auguro al mio peggior nemico. Non gli hanno concesso di farsi la barba per più di un mese, e nemmeno di tagliarsi le unghie. A Wasco ha dovuto continuare a limarsele sfregandole contro il muro. I primi 3 giorni a Wasco è stato tenuto con la tuta di carta con la quale aveva lasciato l'ospedale, ed è rimasto scalzo per 5. Fino a che il consolato non è riuscito ad andare a trovarlo. Anche qui, la bontà di un suo compagno di cella ha fatto in modo che non fosse proprio allo sbaraglio.

E poi dopo tanti rinvii senza motivo e che apparivano essere solo un tentativo di sfiancarlo prima della risentenza, il trasferimento ad Avenal, come il giudice, un grandissimo stronzo, aveva sancito dovesse essere ai primi di ottobre.

Lo stesso giudice che nonostante la legge ha potuto, per via di un codice penale del cazzo, confermare a Carlo la pena.

E poi la nascita di Prigionieri del Silenzio, la ricerca in determinati momenti disperata di nuove soluzioni, perché è assurdo che tutti preferiscano stare fermi. Cazzo, è un innocente e ci sono le prove! E poi lo sciopero della fame, le prime cure mediche, ma anche l'inizio delle discriminazioni, pesanti, da parte di quelle tre peripatetiche infami, e le discussioni continue con l'Ombusdman che prima ti risponde a cavolo, poi quando capisce che son loro che sbagliano tenta di darti suggerimenti sottobanco.

E poi l'ingresso dell'ICAA che con il suo staff ha studiato il caso ed a breve darà i suoi risultati... insomma di cose ce ne sono tante... anche se ancora nessuna è stata risolutiva purtroppo... nonostante tutto sia palese a tutti.

A livello emotivo per me ha significato conoscere un sacco di nuove persone, alcune delle quali sono diventate veramente importanti. E' significato dormire molto meno, e allenare in maniera quasi incredibile il mio inglese che ha fatto passi da gigante. E' stato confrontarsi con realtà diverse, e situazioni diverse.

Tutto ciò ha rappresentato una fonte di arricchimento spirituale immenso. Chi non è mai venuto in contatto con un dolore come quello di Carlo o chi non ci è voluto entrare in contatto, non potrà mai capire quanto è fortunato ad avere quello che ha. Questa è una cosa sulla quale per me non ci piove.

E poi, per quanto riguarda lui, di difetti ne ha.. è un rompipalle di prima categoria :)
ma è l'esatto contrario di quella brutta persona che la sua "presunta vittima" dipinge. E' sconvolgente quanto sia buono. Una bontà che ha fatto in modo che gliela mettessero veramente in quel posto e nel peggiore dei modi, dato dove si trova ora.
Talvolta è saccente.... ma io sono peggio :D

Ma è anche una persona che è in grado di starti a sentire e si preoccupa già solo se sente la tua voce che si abbassa un poco perché hai sonno, o sei stanco, o hai un raffreddore. E' una persona che ti dice " se hai bisogno del mio aiuto, di parlare con me, dillo, che la maniera si trova", come avevo spiegato in un mio precedente post, ma è anche una persona, come è successo ieri, che nonostante la sua grande ed innegabile dignità, ha bisogno di aiuto. Tanto aiuto. E quello che mi piacerebbe comprendessero le persone che gravitano intorno a questa storia è che un aiuto, se vuole rimanere estemporaneo può farlo assolutamente, ma che se si categorizza da solo come presente e fisso, tale deve rimanere, perchè l'ultima cosa della quale ha bisogno questo ragazzo è che qualcun altro lo prenda per il culo come tanta gente ho paura abbia fatto in passato.

Perchè quelle che per noi sono stronzate e non ci cambiano la vita, per lui rappresentano delusioni ed anche ore ed ore passate a riflettere ed a starci male.

Ad ogni modo, prima che questo post diventi un enciclopedia, mi fermo qui.

Avrei da parlarne per ore,mi conosco. Ma il mio criceto pazzo nella testa, mi ricorda giustamente che devo finire di scrivere una lettera, che ho iniziato stanotte e che ho promesso sarebbe partita lunedì. E tante considerazioni preferisco lasciarle in essa. Come è giusto che sia, perché tante cose, tante sfumature spesso possono essere comprese solo da chi le vive tali situazioni. Lascio quindi il resto delle mie considerazioni per la lettera che sto scrivendo a Carlo, per fargli capire che un anno di conoscenza, per quanto sfiancante, dispensatore di insonnia, di paturnie e simili, è anche una delle soddisfazioni più grandi della mia vita.

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1 Commenti:

Blogger stella erratica ha detto...

oddio piango
oddio che commozione (per stavolta non cerebrale ma emotiva)

Carlo è così: sempre un po' speciale
(non era così la pubblicità della Nutella?) ed io dico, di più.

2 settembre 2008 alle ore 14:02

 

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