giovedì 16 aprile 2009

Justice for Carlo (2)

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domenica 28 dicembre 2008

ciao ciao 2008!

Il mio 2008 è stato un anno di merda. A momenti mi gioco mia madre e Manuel, problemi economici e chi più ne ha, più ne metta. Novembre e dicembre hanno portato novità buone: nuove amicizie, nuovamente lavoro decente. Insomma l'anno è virato in positivo verso la fine. Quella sorta di positività che ti fa sorridere e pensare che in fin dei conti non tutto fa schifo e non tutto è andato storto. In qualche maniera siamo usciti vivi anche dal natale... il che non guasta. Chi mi conosce sa come la odio come festa. La trovo dannatamente ipocrita.

E come sempre l'avvicinarsi del capodanno ti porta a fare qualche sorta di bilancio che non sai manco tu quanto accurato o (anche) veritiero possa essere. I primi 7 mesi, li cancellerei tutti dal primo all'ultimo: problemi economici, malattia di mamma, problemi di Carlo negli Usa, e tutti i drammi collegati a questi eventi. Tante, troppe lacrime versate e una estate all'insegna del nulla. Mi reputo fortunata dal punto di vista interpersonale, soprattutto dopo maggio :ho rafforzato alcune conoscenze, ne ho fatte altre che si sono rivelate importanti per la mia crescita spirituale e il mio umore. Soprattutto per quest'ultimo :). E poi l'articolo pubblicato negli Usa e sulla Padania sono stati belle soddisfazioni.

Contemporaneamente però devo ammettere di essere preoccupata per qualcuno. E come al solito l'impotenza che ho in alcune situazioni mi fa incazzare. Ma d'altronde, sono anche cosciente di non poter lottare contro l'essenza stessa dell'essere della situazione. Posso solo continuare a preoccuparmi e vedere come si evolvono le cose dando il mio contributo ove possibile.

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sabato 13 dicembre 2008

A new day has come?

Si ricomincia a lavorare seriamente, con una collaborazione nuovamente fissa dopo mesi di stasi e collaborazioni ballerine... non è un contratto, almeno per ora, ma è sempre una discreta soddisfazione, soprattutto perché lo stipendio è un po' più alto. Poi in quest'ultimo periodo sorrido spesso, il che non guasta mai. Ed è proprio vero, sorridere fa bene. :) Piccolo omaggio musicale.

Mauro Di Maggio- Non so.

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giovedì 11 dicembre 2008

Un po' di buona musica

Scelgo volutamente delle cover. Gli originali sono inarrivabili secondo me, ma loro si avvicinano abbastanza. Le ultime due le ho scoperte recentemente: mi son dovuta ricredere sulla musica degli anni 80. :P

Take That- Shine

O.R.O.- Vivo per lei

Jason Mraz- I'm Yours

Patti Smith- Because the Night

Maggie Reilly- Everytime we touch (in realtà questa è una cover della versione dei Cascada della stessa canzone, trovare una cover di Maggie è impossibile.)

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venerdì 5 dicembre 2008

When You just Smile (Nat King Cole docet)

Sono serena. In questo periodo, nonostante i vari casini, sono serena. Rido tanto, ascolto buona musica, mi faccio belle chiacchierate, e piano piano imparo dialetti diversi (ghghghghg :D, calabrese e sardo). Sto riassaporando come non mai il piacere delle piccole cose. Quelle stupidaggini microscopiche che però ti mettono il sorriso sul viso per ore. E lo scrivo per ricordarmene quando e se il periodo sarà di merda. Perché prima stavo bene, ma ora mi rendo conto che sto meglio, son più rilassata. Il lavoro non va stupendamente, ma meglio di prima e questo influisce. Ed ancora mi diverto a fare scemenze come non facevo da anni e questo influisce pure. Ieri stavo ascoltando, mentre mettevo a posto i file del computer una "lezione di russo" (per colui che parlava russo: ti avevo detto che l'avevo registrata... :D ) e son rimasta sconvolta dal sentirmi ridere... Ridevo veramente di cuore, ed era una risata così bella!! Penso sia tutto un cerchio concentrico: essere più rilassata mi porta ad essere più serena,ed essere più serena mi rende più rilassata. Ed ancora il rapporto che ho sviluppato con la prof... mi rende serena perchè mi son resa conto che è caduto quel tabù che per anni ho avuto sulle amicizie femminili. Penso sia inutile fare un elenco delle mie persone speciali, chi lo è sa di esserlo. Forse l'unico piccolo cruccio riguarda chi fa avanti ed indietro... ma fino ad un certo punto. Perchè quando sai chi hai davanti, sai anche come giostrare ciò che comporta.

Rileggendo... diamine, sembra dannatamente buonista questo post... e forse lo è davvero. Starò perdendo colpi? No, non penso. :)

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giovedì 20 novembre 2008

Ve lo dico a cuore aperto


Originariamente scritto nel mio profilo Facebook. Nelle immagini l'ultima lettera di Carlo. E poi ditemi se ho torto.

Spesso dimentichiamo che dietro alle carceri, c'è un mondo che nasce, cresce e muore parallelamente al nostro. Anche io lo ignoravo, o facevo finta di dimenticarmene prima di conoscere Carlo. Spesso è dannatamente più comodo far finta di niente. Grazie a lui ho imparato che non è giusto un atteggiamento del genere. In questa mio sforzo per aiutarlo, parte della mia famiglia è con me, conosce Katia, vuole loro bene. L'altra, non so per quale motivo, se ne strafrega altamente. Forse perché han paura di ciò che non conoscono.. non so. Son solo che non gliene è importato nulla nemmeno quando ho pubblicato il pezzo sul Community Alliance(mensile di Fresno, California) e su La Padania.

Ieri mi è arrivato un bustone da parte di Carlo, contenente il giornale con l'originale del mio articolo, una lettera, ed il biglietto di auguri che un gruppo di inmates gli ha regalato per il suo compleanno lo scorso 1 novembre.Ora vi chiederete voi cosa centra questo con l'apertura di questo mio scritto. E' presto detto. Noi molto spesso ignoriamo che colpevoli od innocenti che siano i detenuti rimangono prima di tutto persone.

E' stato spettacolare leggere tutti i pensieri che questi detenuti avevano scritto a Carlo. Tra di loro c'è chi lo conosce ormai bene, e chi lo conosce poco, ma nonostante questo è straordinaria la sensazione di affetto che ne scaturisce fuori. Questo biglietto (che potete visionare a questo link: http://blog.libero.it/carlofree/5929286.html ) mi da anche la maniera di raccontarvi come giorno dopo giorno mi rendo conto che nonostante i suoi naturali difetti, Carlo sia una persona veramente speciale.

Per farvelo capire dovete mentalmente riallacciarvi alla parte della mia famiglia che non è minimamente interessata a ciò che faccio. Tenetevela bene a mente perché il contrasto che ne esce fuori è pazzesco. Bene, ora pensate ad una persona da 5 anni ingiustamente detenuta, vessata, e con un budget di vita estremamente limitato. Una persona che sapendo di farmi piacere ha preso, imbustato e spedito in Italia un giornale di una 40ina di pagine, per darmi modo e darmi il piacere, la soddisfazione di incorniciare il mio primo "internazionale" (così l'ha chiamato). Spendendo l'equivalente di almeno 4 lettere. Senza stare a sentire le mie lamentele e rimproveri telefonici di settimane intere che gli intimavano di non fare il cretino e strappare solamente la pagina con l'articolo. Quando quegli 8 francobolli "1st class" che ha utilizzato, potevano essere utilizzati per altro. Ma non è solo questo che stride con l'ignoranza di quella parte di mia parentela.

La grande differenza è che nonostante quell'articolo parlasse di lui e che quindi potesse rappresentare qualcosa di positivo per lui, il primo commento successivo alla conferma di pubblicazione, ancor prima di visionarne la copia ufficiale, è stato di contentezza perché me lo avevano pubblicato, per come era scritto: "ed ora lo devi incorniciare, sei stata proprio brava" e così via. Contentezza per me e per quello che quel pezzo poteva rappresentare per me. Tutte quelle cose che minimo minimo ti aspetteresti anche dai tuoi parenti. Reazioni che da loro non vengono mai, e che invece da parte di Carlo arrivano sempre. Ieri ho avuto l'opportunità di sentirlo via telefono e quando gli ho detto che il bustone era arrivato, ha assunto il ruolo di "padre fiero della figlia" (da ridere, mi sembrava la stessa reazione di mio padre all'articolo!) che pianificava come e dove e con cosa incorniciarlo! "Così quando tra tanti anni quando lo farai vedere ai tuoi nipotini gli racconterai... " che non vi so esprimere se erano più belle le parole che diceva o il tono in cui le diceva. E mentre parlava ci pensavo a quegli idioti dei miei parenti.... pensando che è proprio vero che la famiglia non è dettata dal sangue che scorre ma dall'affetto che si prova.

La cosa che mi fa continuare a sorridere, e qui concludo perché mi son dilungata troppo, è che all'inizio voleva chiedere a Katia se me lo incorniciava lei, per farmi una sorpresa! Povera Katia, le sarebbe mancato solo questo!

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domenica 16 novembre 2008

Intermezzo

Parole che pensavi di non leggere più. Frasi che non pensavi di udire. "Somethimes they come back", diceva Stephen King. "For a while" aggiungo io. Ma in tutto questo è d'obbligo un ringraziamento con tutto il cuore a chi mi sta facendo ridere come non facevo da tempo. Grazie. Veramente di cuore.

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mercoledì 12 novembre 2008

una serata con Blogtv e varie ed eventuali....

Bella la foto di me e Manu vero?Inutile che vi dica quanto voglio bene a questo mio fratello! Inutile elencare tutte le preoccupazioni di questi ultimi giorni. Non è luogo ne tempo adatto. Ma posso trasformare questo piccolo post in una sorta di recensione di Blogtv . Un sito dai mille problemi, ma veramente in grado di farti fare delle sane risate di cuore anche quando veramente scazzati. Introdotta in questo girone pseudoinfernale da Andrea, che è attualmente anche la persona dotata di più pazienza in assoluto nello spiegarmene il funzionamento, devo dire che è un passatempo niente male, divertente e contemporaneamente istruttivo, dato che essendo composto da una moltitudine di persone di diversa nazionalità (veramente pochissimi italiani), la lingua principale di comunicazione è l'inglese. Diversi i canali che ho visionato. Devo dire che oltre quello di Andrea, che riconosco essere la mia base di cazzeggio blogtvvuiana, preferisco avere a che fare con canali di musica, o di conversazione interessante. Al momento sto passando una piacevole serata da Boothy, un "cantore" niente male che ha creato una sorta di "boothy and friends", nel quale può cantare lui e fa cantare chi vi è dentro. Nonostante reputi di cavarmela abbastanza bene con alcune canzoni, penso che prima di trovare il coraggio per rispondere affermativamente alla domanda: "vuoi cantare susan?" penso che passeranno settimane :D

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sabato 1 novembre 2008

Compleanno di Carlo. 44 anni. Ancora ad Avenal

Oggi è il compleanno di Carlo. Fa 44 anni. E' il 5° per lui sotto detenzione. Una detenzione ingiusta, ci tengo a sottolineare. Questa foto rappresenta il suo ultimo compleanno da libero. Compiva 39 anni. A me fa sempre uno strano effetto vedere quella foto. Mi lascia un magone indescrivibile. Perché sorride con gli amici (che mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto). Perché era libero. Per tanti motivi. Lo scorso anno non lo conoscevo bene, anche se davo una mano a Katia dall'agosto precedente. E quando Katia mi diceva che era il primo anno che non passava con lui da quando era sotto detenzione mi sentivo dì dispiaciuta, ma finiva lì. Quest'anno è differente. Quest'anno mi ci rode l'anima, se ci penso sto male perchè oramai è diventato come un prolungamento della famiglia insieme a Katia e la Dani, la Mara, Elisa. E' difficile forse da spiegare, ma è come se mancasse qualcosa. Insomma, io alle persone alle quali voglio bene faccio gli auguri, mi diverto a festeggiarle, fare loro regali. Oggi non posso fare niente di tutto questo. E ciò mi fa incavolare. Perché sarebbe bastato che determinate persone che hanno dichiarato di fare alcune cose le avessero realmente fatte invece di prenderci in giro, perché Carlo potesse essere libero, magari non per oggi, ma per Natale.

Insomma, si è capito che mi ci rode l'anima.

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mercoledì 29 ottobre 2008

Thanking God, the first step is done

Community Alliance - November 2008- page 16- Fresno, Ca




"La Padania" del 29 Ottobre 2008 - Pagina 8 - Sez. Politica




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lunedì 20 ottobre 2008

2 giorni x Carlo Parlanti

tratto da "IL FONDO"

di Valentina Cervelli

Una telefonata. Un applauso che scaturisce spontaneo. E una lacrima scende lungo il viso dell’uomo che sta tenendo in mano la cornetta. E’ il 15 ottobre 2008. Da una parte, la platea del Centro Italiano attori di Milano. Dall’altro capo del filo, Carlo Parlanti, in collegamento dal carcere. Tutto ciò nel corso di un’ intervista telefonica condotta nell’ambito di una serata a lui dedicata, nata dalla collaborazione tra l’Associazione no -profit Prigionieri del Silenzio e gli artisti milanesi guidati da Ivan Suen.

“Il Caso Carlo Parlanti: tra finzione e realtà”. Un incontro nato per far conoscere alla gente chi è Carlo Parlanti, di cosa è stato accusato (ingiustamente) e come la sua vita sia stata trasformata in un inferno sulle basi del nulla. Perché è questo che ancora, dopo quattro anni, colpisce la gente che decide di fermarsi e guardare le prove e leggere la documentazione del caso: Carlo Parlanti viene accusato senza che vi siano effettive dimostrazioni della sua colpevolezza e, ancor di più, con evidenti contraffazioni delle prove presentate in tribunale.

Ecco quindi che prima nella conferenza stampa indetta da Prigionieri del Silenzio lo scorso 10 ottobre ed ancora una volta nel corso dell’evento patrocinato dal Centro italiano attori il 15, vi è stata la possibilità di toccare con mano ed immedesimarsi nella triste quotidianità dell’uomo che sempre di più sta diventando simbolo delle spesso tragiche condizioni degli italiani detenuti all’estero. Con l’aggravante, in questo caso, rispetto ad altri, della sua innocenza.

Nel corso della conferenza stampa del 10 ottobre, Katia Anedda, presidente di Prigionieri del Silenzio, e con lei la dott.ssa Luciana Martena , (PDL) l’On. Matteo Salvini, (Lega) e con la dott.ssa Renata Galanti (Lega), hanno illustrato le problematiche maggiori relative allo stato di detenzione di un connazionale oltre i confini di Stato. Tra di esse le oggettive difficoltà linguistiche e la sovrappopolazione carceraria; un assistenza che non sempre viene condotta in modo lineare dalle autorità e la difficoltà, sempre molto sentita di potersi fidare realmente dei legali che si contattano. Ma soprattutto l’integrità fisica dei propri cari, spesso messa a repentaglio da forte promiscuità e dalle malattie infettive.

Il caso di Carlo Parlanti viene preso come esempio: la dott.ssa Martena elogia Prigionieri del Silenzio per il lavoro innovativo svolto fino ad ora mentre la dott.ssa Galante, responsabile dello Sportello Famiglie del Carroccio offre la collaborazione degli avvocati ad esso legati per studiare una concreta risoluzione al favore del Parlanti.

Viene infine introdotto Ivan Suen, presidente del Centro italiani attori di Milano, il quale illustra con dovizia di particolari e semplicità le motivazioni che lo hanno spinto a volere organizzare uno spettacolo su Carlo Parlanti.

Ed è proprio in questa occasione, in questa serata, che l’essenza stessa del caso e della vita strappata a Carlo Parlanti trovano un senso, palesandosi davanti alla platea del Centro Italiano Attori. Grazie alla stupenda interpretazione di Gabriele Milia, su un monologo composto dallo scrittore bolognese Giuliano Bugani, sembra che Carlo Parlanti sia presente nella platea, sia lui stesso ad affiancare nell’illustrazione della documentazione la sua fidanzata storica Katia Anedda. E gli occhi della gente si sgranano, l’emotività sale, il mormorio è costante. Gianfranco Ferreri, avvocato penalista del foro di Torino presente alla serata, interviene nel dibattito. La documentazione inerente il caso viene presentata, vengono analizzate le incongruenze, sottolineate le ingiustizie. Il silenzio in sala scende nel momento in cui, intorno alle 23, l’impianto acustico del teatro risuona delle note di uno squillo telefonico.

Il protagonista della serata, colui del quale si è parlato, la presenza portata in gioco dal bravo Gabriele si palesa nella sua realtà. E’ Carlo Parlanti. E’ lui che chiama approfittando della possibilità data ai detenuti di effettuare delle telefonate prenotate di 15 minuti. Ivan Suen, affabile padrone di casa, intervista Carlo interrogandolo sulle sue condizioni di vita all’interno del carcere, sulle sue sensazioni: cosa si prova ad essere un innocente detenuto in carcere da 4 anni? Le risposte di Carlo Parlanti sono come sempre semplici, pacate e dignitose. Non ha la presunzione di convincere il suo interlocutore della propria innocenza. Invita piuttosto i presenti a saggiare con i propri occhi la verità attraverso la documentazione del caso.

E l’applauso sale spontaneo tra le fila della platea. Carlo Parlanti sorride, commosso, mentre le lacrime scendono da sole solcandogli il volto. E gli ridonano un po’ quella vita e di speranza che da quattro anni gli vengono sottratte a forza ogni giorno.

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domenica 19 ottobre 2008

Well,



My biggest desire: see that woman suffering behind bars. For all her life. Is it too much? I don't think so.

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domenica 12 ottobre 2008

Il caso Parlanti tra finzione e realtà

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domenica 31 agosto 2008

Un anno...

Voglio buttar giù queste righe prima che la testa decida che non ha voglia di pensarci, prima che il criceto impazzito nel mio cervello mi risponda: "e che diamine, già stiamo tentando di finire di scrivere una lettera, non ti sembra un po' troppo?".Prima che mi passi la velleità, soprattutto in virtù della serata di ieri, di scrivere ciò che sento.

Ieri... non è stata una serata facile. Ho parlato molto al telefono con Carlo, e bisogna ammetterlo, non era in uno dei suoi momenti migliori. Niente a che vedere con i due giorni scorsi, nei quali, alle 11 di sera, sembrava di parlare con un qualsiasi amico che aveva appena staccato dal lavoro ed aveva voglia di farti sentire che esisteva ancora e potevi contare su di lui.

Ieri era molto stanco e, cosa che puntualmente a me fa rispondere anche in maniera sgarbata, demotivato. Era sull'umore che io definirei: disperato andante. Ma come biasimarlo? Il problema è proprio quello. Cosa gli rispondi quando ti dice che la situazione intera lo sta facendo impazzire, che non si capisce perché questi maledetti giornalisti e politici non agiscono come dovrebbero? Come cazzo si fa a dargli torto? Ed infatti gli do ragione. Ma mi incavolo quando si deprime. Mi incavolo perché rischia di lasciarsi andare e smettere di combattere, e questa è una cosa che secondo me non va fatta perché rischia di fottersi da solo. E quindi parte la discussione, come sempre. Che onestamente io preferisco al sentirlo depresso e in silenzio perché odia dannatamente farsi sentire lacrimoso.

Ma di base c'è che ha ragione. In quasi tutti i suoi sfoghi, in parte e mi duole dirlo, ma non mi ci dilungherò affatto, anche per ciò che concerne qualche atteggiamento di qualcuno nel dire e non fare o nel non farlo nella maniera adeguata. Che poi magari, per quanto glielo concede la situazione "sbrocca" e si sfoga e poi lo scemo ti chiede pure scusa. E' una cosa che a me fa molta tenerezza, perché son cosciente anche quando discutiamo al telefono che non ce l'ha con me. Ed è spettacolare questa necessità che sente di scusarsi. Che essenzialmente è poi legata, dopo tutto quello che ha passato, alla paura di perdere le persone che gli sono vicine.

Come dicevo, ad ogni modo, ieri non è stata una serata facile. Perché tipi di conversazione di questo tipo poi ti lasciano un po' il segno. E quindi, quello che nella mia mente, nei giorni scorsi era stato pianificato come un post gioioso per la giornata di oggi, ha assunto sempre di più toni malinconici.

Come dicevo nel titolo è un anno. E' esattamente un anno da quando il 31 agosto 2007, girando tra alcuni blog dopo aver lavorato ho scoperto la storia di Carlo. Io spesso rifletto sul fatto che tutto sia nato da una scelta estemporanea ed assolutamente casuale. Onestamente faccio fatica anche a ricordare su quale blog ho letto di Carlo Parlanti la prima volta. Mi ricordo che ero partita dal blog di Debo per arrivare... non so dove. Rimasi colpita però dalle parole di questa ragazza, che raccontava di non aver potuto fare altro che pensare a lui tutta la sera ed a tutto il dolore che poteva provare.

Ora chi mi conosce lo sa, la curiosità spesso fa di secondo nome Valentina, se ci si aggiunge poi lo spirito giornalistico.... e quindi mi son subito tuffata su Big G per vedere chi Carlo Parlanti fosse. E mi son trovata sul sito tenuto da Katia. Me lo son spulciato tutto, ho trovato sulla rete tantissimi blog e siti che parlavano di lui e l'ho letti tutti di un fiato.. perché volevo capirci di più, volevo vederci chiaro.

E man mano che il quadro emergeva, appariva palese che a quest'uomo, porcate erano state fatte. Al contrario di come faccio solitamente, decisi di lasciar segno del mio passaggio con una email. Alla quale rispose Katia. E da lì si può dire, nacque tutto. Il supporto di Chit fu ciò di cui avevo bisogno per capire meglio la situazione nei primi tempi. Katia si dimostrò, va detto, subito pronta a fugare qualsiasi dubbio. Non a parole ma con documentazione.

Dirvi che non ho avuto qualche dubbio nel primo mese, sarebbe una bugia. Tante cose sembravano così assurde da comprendere... ma poi, come disse un saggio: Verba volant, scripta manent. E i dubbi si dissiparono. Mi sembra che iniziai a scrivere a Carlo direttamente intorno alla metà di settembre.All'inizio non sapevo proprio cosa scrivergli... mi sembrava assurda anche qualsiasi frase di comprensione. Ma lui, che per certi versi ha un caratteraccio, ma che per altri è un autentico angelo, ha risposto spiegando alcune cose, comprendendone altre...

Feci in tempo a scrivergli una lettera prima che, nonostante i documenti presentati, fosse spostato a ventura per la risentenza. In due-tre giorni, con Katia Mara e le altre riuscimmo a trovare un avvocato per la stessa., la quale venne rimandata, per svariati motivi (uno più falso dell'altro a mio parere) fino al 10 dicembre. Fu proprio in quei giorni che iniziò il calvario di Carlo. Smuovemmo le acque in maniera abbastanza sentita tra le "autorità" di contea per scoprire che fine avesse fatto Carlo, sballottato per due mese tra county jail, ospedale, e Wasco, in un momento senza che neanche lo stato italiano sapesse la sua locazione. Un periodaccio, nel quale non gli era possibile comunicare se non per lettera: soprattutto per ciò che concerne l'ospedale bisogna ringraziare il buon cuore di alcune persone.

Sedici giorni incatenato al letto nell'ospedale di Bakersfield, sottoposto ad esami pressoché inutili visti i risultati, in condizioni che non auguro al mio peggior nemico. Non gli hanno concesso di farsi la barba per più di un mese, e nemmeno di tagliarsi le unghie. A Wasco ha dovuto continuare a limarsele sfregandole contro il muro. I primi 3 giorni a Wasco è stato tenuto con la tuta di carta con la quale aveva lasciato l'ospedale, ed è rimasto scalzo per 5. Fino a che il consolato non è riuscito ad andare a trovarlo. Anche qui, la bontà di un suo compagno di cella ha fatto in modo che non fosse proprio allo sbaraglio.

E poi dopo tanti rinvii senza motivo e che apparivano essere solo un tentativo di sfiancarlo prima della risentenza, il trasferimento ad Avenal, come il giudice, un grandissimo stronzo, aveva sancito dovesse essere ai primi di ottobre.

Lo stesso giudice che nonostante la legge ha potuto, per via di un codice penale del cazzo, confermare a Carlo la pena.

E poi la nascita di Prigionieri del Silenzio, la ricerca in determinati momenti disperata di nuove soluzioni, perché è assurdo che tutti preferiscano stare fermi. Cazzo, è un innocente e ci sono le prove! E poi lo sciopero della fame, le prime cure mediche, ma anche l'inizio delle discriminazioni, pesanti, da parte di quelle tre peripatetiche infami, e le discussioni continue con l'Ombusdman che prima ti risponde a cavolo, poi quando capisce che son loro che sbagliano tenta di darti suggerimenti sottobanco.

E poi l'ingresso dell'ICAA che con il suo staff ha studiato il caso ed a breve darà i suoi risultati... insomma di cose ce ne sono tante... anche se ancora nessuna è stata risolutiva purtroppo... nonostante tutto sia palese a tutti.

A livello emotivo per me ha significato conoscere un sacco di nuove persone, alcune delle quali sono diventate veramente importanti. E' significato dormire molto meno, e allenare in maniera quasi incredibile il mio inglese che ha fatto passi da gigante. E' stato confrontarsi con realtà diverse, e situazioni diverse.

Tutto ciò ha rappresentato una fonte di arricchimento spirituale immenso. Chi non è mai venuto in contatto con un dolore come quello di Carlo o chi non ci è voluto entrare in contatto, non potrà mai capire quanto è fortunato ad avere quello che ha. Questa è una cosa sulla quale per me non ci piove.

E poi, per quanto riguarda lui, di difetti ne ha.. è un rompipalle di prima categoria :)
ma è l'esatto contrario di quella brutta persona che la sua "presunta vittima" dipinge. E' sconvolgente quanto sia buono. Una bontà che ha fatto in modo che gliela mettessero veramente in quel posto e nel peggiore dei modi, dato dove si trova ora.
Talvolta è saccente.... ma io sono peggio :D

Ma è anche una persona che è in grado di starti a sentire e si preoccupa già solo se sente la tua voce che si abbassa un poco perché hai sonno, o sei stanco, o hai un raffreddore. E' una persona che ti dice " se hai bisogno del mio aiuto, di parlare con me, dillo, che la maniera si trova", come avevo spiegato in un mio precedente post, ma è anche una persona, come è successo ieri, che nonostante la sua grande ed innegabile dignità, ha bisogno di aiuto. Tanto aiuto. E quello che mi piacerebbe comprendessero le persone che gravitano intorno a questa storia è che un aiuto, se vuole rimanere estemporaneo può farlo assolutamente, ma che se si categorizza da solo come presente e fisso, tale deve rimanere, perchè l'ultima cosa della quale ha bisogno questo ragazzo è che qualcun altro lo prenda per il culo come tanta gente ho paura abbia fatto in passato.

Perchè quelle che per noi sono stronzate e non ci cambiano la vita, per lui rappresentano delusioni ed anche ore ed ore passate a riflettere ed a starci male.

Ad ogni modo, prima che questo post diventi un enciclopedia, mi fermo qui.

Avrei da parlarne per ore,mi conosco. Ma il mio criceto pazzo nella testa, mi ricorda giustamente che devo finire di scrivere una lettera, che ho iniziato stanotte e che ho promesso sarebbe partita lunedì. E tante considerazioni preferisco lasciarle in essa. Come è giusto che sia, perché tante cose, tante sfumature spesso possono essere comprese solo da chi le vive tali situazioni. Lascio quindi il resto delle mie considerazioni per la lettera che sto scrivendo a Carlo, per fargli capire che un anno di conoscenza, per quanto sfiancante, dispensatore di insonnia, di paturnie e simili, è anche una delle soddisfazioni più grandi della mia vita.

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