mercoledì 13 febbraio 2008

Perchè aiuto Carlo Parlanti



E' una domanda che mi son sentita fare spesso, a casa (ovviamente non dalla mia famiglia più stretta), dai miei amici, sul lavoro. Inutile essere ipocriti, è un "lavoro" che porta via parecchio tempo e discrete energie.

E se uno è sì tanto stronzo, ma altrettanto empatico come me, il fegato se lo rode e di brutto. Perchè ci si trova davanti alla palese innocenza di un uomo ed al suo totale essere disarmati davanti al potere dei più forti. E' brutto, dannatamente brutto trovarsi a combattere contro i mulini a vento. Ma lo fai perchè sai che se ti ci metti di impegno, è possibile incanalarlo questo vento e fargli fare ciò che vuoi tu. E mentre c'è quest'uomo che soffre e da quattro anni è privato della sua libertà arbtrariamente, i giornali parlano della Bruni e di Sarkozy.

Lunedì mi sono resa di conto colpo dl perchè sto aiutando Carlo: per sentirlo ridere, anzi per vederlo ridere.

Venerdì scorso ho settato il telefono di casa, grazie alla Global Tel, per ricevere le chiamate dalla Avenal State Prison. La prima chiamata mi è arrivata sabato nel bel mezzo di una visita del parentame assortito che chi mi frequenta da un po' conosce bene: praticamente la curva sud dell'Olimpico in quanto a casino.

Non era la prima volta che sentivo Carlo, avevo avuto il piacere di parlarci per un buon quarto d'ora grazie all'account di Katia, ma è stata comunque un emozione forte. Il collegamento telefonico è decisamente migliore rispetto a quello telematico ed è decisamente più facile parlare. I miei erano affascinati dalla novità, e la chiamata è stata un ottima occasione per spiegare ai parenti il perchè ricevessi una telefonata da una prigione e cosa stavo facendo. Un paio penso di averli addirittura sensibilizzati.

Poi lunedì ha avuto anche mia sorella, che da qualche mese intrattiene con Carlo un rapporto epistolare, la gioia di poterci parlare. Utilizzo questo termine perchè era tempo che non sentivo mia sorella allegra così. E per la prima volta ho avuto la fortuna di sentire ridere Carlo. Ora non prendetemi per matta, ma tra noi "estranei" lo sappiamo solo noi che tipologia di frustrazione si prova a combattere, combattere e fare solo piccoli passi in avanti. E sentirlo ridere e lo sottolineo dieci volte se necessario, è come la pubblicità della Mastercard: non ha prezzo.

Non ha prezzo perchè....è il momento nel quale ti senti veramente utile, è la prova tangibile che in qualche maniera riesci a fare del bene ad una terza persona. E' una cosa che arricchisce l'anima in una maniera indescrivibile e che forse solo i missionari che passano la loro vita ad aiutare le persone in difficoltà possono descrivere.

Io sono una cinica bastarda in molti casi. Ma, fustigatemi se volete (Jack Frusciante docet), quando l'ho sentito ridere mi è venuto da piangere. Mi son detta nella testa: "Volevi capire cosa ti spingesse ad aiutarlo? Ecco la risposta".

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3 Commenti:

Blogger Chit ha detto...

Credo che non debba spiegazioni a nessuno se non a te stessa, visto che da tempo ho imparato che le persone con un grande spessore morale ed umano non solo possono ma devono esser giudici di se stesse. Lo sai come la penso in merito e sono molto contento abbia deciso di scrivere questo post. Aiuterà senz'altro chi legge a capire la tua immensa sensibilità e... chissà che magari qualcun'altro non si accodi e cammini e lotti per la causa di Carlo?!

Buon onomastico ed un abbraccio grande, sincero e meritatissimo!

14 febbraio 2008 alle ore 18:52

 
Blogger Susan ha detto...

grazie Claudio, sei veramente un tesoro :)

14 febbraio 2008 alle ore 22:02

 
Anonymous Anonimo ha detto...

perché? perché ce ne sono tanti di perché, solo che è più comodo per gli altri non volerli vedere.
io se ci ripenso, se riascolto in me la sua voce, beh... tremo...

2 marzo 2008 alle ore 19:28

 

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