Carlo Parlanti inizia lo sciopero della fame
All'attenzione delle Autorità Italiane
Ieri sera Carlo Parlanti ha iniziato lo sciopero della fame. Nonostante le sue precarie condizioni di salute. Un gesto disperato, per farsi sentire. L'ultima iniziativa, perché tale si rivelerà, se portata avanti ad oltranza e senza nessuna concreta risposta da parte vostra.
Questa lettera aperta è indirizzata alle autorità Consolari, al Ministero degli Esteri, al Ministero di Giustizia, ad ogni autorità italiana di Polizia, da parte di noi, amici di Carlo, persone che gli vogliono bene e che non possono vederlo morire giorno dopo giorno solo per farsi sentire ed ottenere ciò che gli spetta di diritto: l'essere tutelato dal proprio Stato.
Qui si parla della vita di un uomo innocente. Le prove dell'innocenza sono visibili a tutti, sono online sul sito http://www.carloparlanti.it
C'è un uomo, rinchiuso nel carcere di Avenal. Non è un animale, è una persona come noi e come voi. E' innocente. E troppe volte abbiamo visto lo Stato Italiano correre a tutelare i colpevoli, facendoli uscire di prigione e sostenendoli economicamente. Perché Carlo Parlanti, da innocente, deve morire abbandonato da tutti?
Qui lanciamo un appello anche ai politici che hanno speso parole, e soldi per aiutare Carlo. On. Guidoni, On. Zacchera, On. Bucchino, On. Romagnoli, Sen. Cutrufo, e tutti gli altri che negli anni hanno palesato interesse per la vicenda di Carlo: dateci una mano voi, aiutateci in qualche modo. E' una persona innocente quella che si trova dentro al carcere di Avenal. Una persona disperata ma piena di dignità, che preferisce lasciarsi morire piano piano piuttosto che diventare schiavo di un sistema corrotto che lo ha punito per un crimine che non ha mai commesso. "Se mi rendono schiavo, dopo avermi rinchiuso, picchiato, incatenato ad un letto, perdo l'unica ragione di vita che mi è rimasta". Sono sue parole, mentre si tentava, senza successo di dissuaderlo dal compiere simili passi. Ma come dargli torto se continua ad essere rinchiuso, se nessuno dei nostri governanti tiene conto del fatto che è innocente e che le prove della sua innocenza siano chiare e visibili a tutti?
Perché questo silenzio? Perché questa paura di dire: "Si, la Contea di Ventura in California ha sbagliato"? Perché tacere e far finta che il Parlanti non esista, che la sua sofferenza non esista, che le prove della sua innocenza non esistono? Perché questo rendersi complici di un reato? Del lento omicidio di quest'uomo? Noi non possiamo, ma soprattutto non vogliamo stare zitti. Non vogliamo essere complici dell'omicidio di Carlo. Perché è di questo che si tratta. L'Italia è stata in prima linea per ciò che riguarda la pena di morte. Ma predica bene e razzola male, se condanna ad una morte certa un suo cittadino, la cui unica richiesta è quella dell'essere tutelato dal proprio paese.
Non si parla di Sacco e Vanzetti. Non si parla di un mafioso, di un pluriomicida, di un attentatore. Si parla di un uomo innocente. Della vittima di un sistema sbagliato. Di un sistema malato.
Nostri governanti rispondeteci: vi paghiamo profumatamente per tutelarci? Ed allora perché non lo fate? Perché lasciate morire lentamente il Parlanti senza muovere un dito quando a qualsiasi livello istituzionale siete coscienti della sua innocenza e ne avete in mano le prove? Speriamo con tutto il cuore abbiate la coscienza di risponderci non a parole ma a fatti. La sig.ra Katia Anedda, compagna di Carlo Parlanti è attualmente negli Usa. Sta incontrando un ostruzionismo clamoroso solo per effettuare una conferenza stampa. Inutile spiegare le difficoltà che sta incontrando per ottenere colloqui con le autorità. Imperterrita continua a combattere sola. Dove sono i Consolati? Quale il loro ruolo? Come stanno tutelando i diritti di Carlo Palanti?
La nostra speranza è che a questa lettera segua una mossa concreta. Noi non ci fermeremo qui. Continueremo a parlare, a raccontare di Carlo, a raccontare alla gente che non è il bastardo stupratore per il quale è stato fatto passare, ma un dolce e sensibile innocente che sta pian piano morendo nell'indifferenza del suo stato, dei suoi media e delle autorità tutte. E se la sua morte dovesse mai verificarsi, la vostra indifferenza farà il paio con la vostra scarna coscienza. Continueremo a denunciare comunque, dovunque, in qualsiasi lingua, i reati commessi contro di lui.
Non siamo certi di un riscontro da parte delle nostre autorità, troppo perse a farsi guerra elettorale, ma lo auspichiamo: secco, breve, deciso.
Valentina Cervelli e Mara Marino
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